Descrizione
Nel 1975 Giovanni Tariello riprendeva una antica tradizione del suo paese, Castel Morrone, per trasformarla in un happening concettuale nei giardini antistanti il Palazzo Reale di Caserta. Il solco tracciato nella terra, rito propiziatorio e devozionale, diventava così il “solco rosso” che attraversa il globo terrestre proiettando il significato rituale su scala planetaria.
L’anno successivo riprendeva nuovamente quel rito e tracciava il solco nel luogo deputato, rivolgendolo come convenuto verso il Santuario di Monte Castello, con tanto di buoi, aratro e contadini, coinvolgendo la comunità locale e facendo della tradizione un intervento artistico che modifica il paesaggio; creando infine un connubio tra arte contemporanea, ruralità e partecipazione sociale che nel corso degli anni Settanta avrebbe caratterizzato tutta la sua produzione artistica. Ripeteva poi l’esperimento con altre tradizioni arrivando a portare fisicamente i contadini morronesi nelle gallerie d’arte, riscuotendo consensi e riconoscimenti da parte della critica militante, dando infine ad un paesino di pochi abitanti una visibilità internazionale.
Testi di:
Enzo Battarra, Giuseppe Coppola, Enrico Crispolti (1978), Gabriella Ibello, Luca Palermo, Antonia Parisi, Toni Servillo (1998).